Consegna gratuita - acquisti da: 60 CHF in Svizzera | da 70 CHF in Europa
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La collezione Femminile Sacro di Tatwa riunisce essenze floreali di piante maestre concepite per risvegliare, calmare e armonizzare le dimensioni femminili dell'essere.
Il femminile sacro non si limita al genere: rappresenta un'energia universale di ricettività, creatività e connessione con la vita.
Nelle nostre società dominate dal fare, dal controllo e dalla performance, questa energia si esaurisce.
Le nostre emozioni diventano più fragili, i nostri cicli si sregolano, la nostra intuizione si spegne.
Le essenze Tatwa ristabiliscono così la connessione a questa forza dolce ma profonda che abita ogni essere — la capacità di sentire, accogliere, creare e amare senza perdersi.
Questi elisir agiscono sui piani emotivo, energetico e vibratorio per ristabilire la fluidità del corpo e del cuore.
Aiutano a liberarsi dalle ferite del femminile: mancanza di fiducia, senso di colpa, paura di esprimersi, rifiuto della sensibilità o del corpo.
Sostengono i cicli, la maternità interiore, la sessualità consapevole e il ritorno alla dolcezza del cuore.
"Risvegliare il femminile sacro significa ritrovare la saggezza del corpo e la potenza del cuore."
Il Femminile Sacro non è un'idea: è una memoria vivente in ciascuno di noi.
Ricorda la saggezza dei cicli, l'intelligenza del corpo e la potenza dell'amore incondizionato.
Questa collezione invita a rallentare, ascoltare, sentire, accogliere.
Onora le linee di donne e le antiche tradizioni che già sapevano che la guarigione inizia nel ventre, nel respiro, nella capacità di essere in connessione.
"Ciò che accogli, guarisci.
Ciò che ami, lo trasformi."
Prezzo normale
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Il femminile sacro non è un semplice concetto: è una memoria antica che parla di accoglienza, sensibilità e cicli naturali. Trova le sue radici nelle culture pre-moderne dove la Vita era celebrata, dove i rituali onoravano sia la terra che i ritmi
lunari, le mestruazioni e la fecondità, la morte e la rinascita. In questa visione, il femminile è allo stesso tempo matrice e respiro, fondazione e apertura. Oggi, questa corrente ritorna come un invito a reintegrare la parte del Sacro in ciascuna e ciascuno di noi: ad ascoltare la pancia quando la mente urla, ad accogliere l’emozione quando si valorizza l’azione, a lasciare che il ritmo del corpo guidi piuttosto che la corsa sfrenata.
Il simbolo della pancia, della matrice e del ciclo naturale diventa una bussola.
Il femminile sacro ci ricorda che la potenza non deriva solo da ciò che si produce, ma da ciò che si nutre, da ciò che si irradia.
Nelle nostre società contemporanee, molte donne — e uomini — portano ferite invisibili: paura di non essere all’altezza, senso di colpa per essere sensibili, vergogna per essere vulnerabili, rifiuto del corpo o della sessualità, dipendenza affettiva, paura della propria potenza, adattamento eccessivo permanente. Queste ferite nascono spesso da memorie culturali o familiari dove il femminile è stato contaminato, a volte annientato o indebolito. Il femminile sacro propone una riconciliazione interiore. Non si tratta di passare da un estremo all’altro, ma di reintegrare la dolcezza e la forza, la ricettività e l’azione, l’intuizione e la chiarezza. È riconoscendo la sofferenza che si apre la via alla guarigione, e le essenze floreali Tatwa offrono un ponte vibratorio per questo attraversamento.
Risvegliare il femminile sacro si traduce in gesti semplici e potenti: rallentare, respirare profondamente, ascoltare il corpo, onorare le proprie emozioni, coltivare l’intuizione. Può essere un momento di meditazione sulla pancia, un diario notturno per ascoltare i propri sogni, una camminata lenta nella natura, o semplicemente dire «mi ascolto» invece di «devo».
Sul piano relazionale, è imparare a ricevere tanto quanto a dare, a porre limiti con dolcezza, a stare fuori dalla performance. Il femminile sacro incarna la relazione consapevole con se stessi, con l’altro e con la vita. Consiste nel posizionarsi di fronte al proprio maschile sacro e creare un ponte tra i due di cooperazione e dialogo.
Gli elisir della collezione sostengono queste pratiche “ri-informando” il campo vibratorio, rafforzando la connessione corpo-ascolto-spirito, e facilitando la riappropriazione della propria potenza interiore.
Il femminile sacro invita a rivedere il nostro rapporto con il tempo, i ritmi e il corpo. Che si tratti del ciclo mestruale, della luna, delle stagioni, o semplicemente del ritmo veglia-sonno, tutto è ciclo. Questi ritmi sono spesso spezzati dalla velocità, dallo stress o dalla dissociazione corpo-spirito.
Ricollegandosi al proprio corpo e ai propri cicli, si ritrova un ancoraggio, una stabilità, una fluidità. Il corpo diventa partner, non avversario. Il femminile sacro ci insegna che la vita si dispiega a onde, non in performance continua. E in ogni onda c’è un tempo di espansione, un tempo di riposo, un tempo di trasformazione.
Il femminile e il maschile sono due principi cosmici:
La loro unione è la vera Opera alchemica — la fusione del femminile e del maschile attraverso lo spirito.
Non è quindi l’uguaglianza che bisogna cercare, ma l’armonia: quando la coscienza maschile sposa la sensibilità femminile, la materia diventa viva e lo spirito diventa incarnato.
Il femminile sacro rappresenta quel momento di svolta interiore in cui la coscienza scende nel corpo, in cui la luce accetta di lasciarsi portare dalla materia.
È la Madre universale, il crogiolo di ogni trasformazione.
Viviamo in un’epoca che deriva ed è immersa in una cultura patriarcale dove ci spingono erroneamente a farci accettare che donne e uomini siano uguali, con questo falso concetto che tende a convincere molte donne ad abbandonare la loro multidimensionalità a favore di un pensiero lineare e ridotto.
Come spiega così bene il riconosciuto alchimista Patrick Burensteinas, l’uomo e la donna non sono uguali, sono
complementari (completi in terra). Se fossero uguali, significherebbe che ce n’è uno di troppo.
Cercare di rendere il femminile “uguale” al maschile significa ancora giudicarlo secondo i criteri del maschile: la performance, la razionalità, il controllo.
Ma il femminile non è fatto per competere, si completa con il maschile, così come il maschile si completa con il femminile.
Nella saggezza ermetica come nella tradizione amazzonica, il femminile e il maschile sono due poli di una stessa vibrazione.
La loro danza crea la vita; la loro separazione crea lo squilibrio.
Ritrovare il femminile sacro significa riabilitare il valore del sentire, della lentezza, della creatività, dell’ascolto, tanti aspetti che il mondo moderno ha dimenticato.
“L’uguaglianza separa, la complementarità unisce.”
Il femminile sacro porta ancora le memorie di oppressione, rifiuto o vergogna:
la paura di essere visto, il senso di colpa per essere sensibile, il dolore di aver dato senza ricevere, la paura della propria potenza, l’abuso, l’annientamento o l’indebolimento.
Queste ferite si trasmettono nei corpi, nelle linee di sangue, nel collettivo.
Le essenze floreali Tatwa lavorano su queste memorie vibratorie, aiutando a dissolvere le cristallizzazioni emotive legate al controllo, al sacrificio o alla svalutazione.
Sostengono la riconnessione alla matrice interiore, là dove si trovano la potenza, la fertilità e la dolcezza.
Il vero femminile sacro si risveglia solo attraverso l’unione del femminile interiore (accoglienza, ascolto, intuizione) e del maschile interiore (direzione, azione, protezione).
C’è un detto andino che dice «che la donna è l’intercessore tra gli dei e l’uomo, che è lì per guidarlo in questa riconnessione, mentre l’uomo è lì per proteggere la donna affinché lei esprima tutta la sua potenza in sicurezza».
È questa unione che genera la pace interiore, la coerenza e la creatività.
Quando queste due forze si amano, diventano complementari e non opposte.
Questa riconciliazione interiore è uno dei cammini di guarigione più potenti: permette all’essere umano di diventare intero, di unificare ciò che in lui era separato.
Reintegrare il femminile sacro oggi significa riportare il sacro nella quotidianità:
nel modo di nutrirsi, di parlare, di lavorare, di amare.
Significa ridare al tempo la sua circolarità, al corpo la sua saggezza, alla parola la sua verità.
Le essenze floreali di questa collezione agiscono come ponti tra gli antichi saperi e la coscienza moderna, ricordando che la spiritualità non è nel cielo, ma in ogni respiro consapevole.
“Risvegliare il femminile sacro significa ridare un cuore al mondo.”
È la vibrazione della vita che accoglie, sente, nutre e crea. Rappresenta la dimensione intuitiva, emotiva e incarnata dell’essere.
Il femminismo cerca il riconoscimento sociale. Il femminile sacro, invece, cerca la riconciliazione interiore. Non si oppone al maschile: lo completa.
Perché il femminile e il maschile sono due poli della stessa coscienza.
Quando si rispettano, l’uno dà senso all’altro: l’azione diventa giusta, e la sensibilità diventa forza.
Coltivando la presenza al corpo, l’ascolto delle emozioni e la fiducia nella propria intuizione.
Le essenze Tatwa sostengono questo ritorno all’armonia interiore.
Sì, certamente. Ricollegandosi alla loro empatia, al loro sentire, alla loro creatività e alla loro dolcezza, reintegrano una dimensione dimenticata del loro essere.